Due anni fa in questo momento ero a casa di amici, forse ancora non eravamo seduti a tavola, forse avevo già bevuto la sesta birra o il quarto gin tonic e volgevo lo sguardo con un sorriso al mio 2019 strizzando l’occhio al mio 2020. Che poi si sa, non è che dal 31 12 al 01 01 la vita cambi, ma è interessante darsi delle scadenze e degli obiettivi, è motivante guardare al domani con la voglia di cambiare, consolidare, modificare, crescere. Avevo finalmente realizzato il mio sogno del primo viaggio in Asia, l’ansia e la paura della mia ombra non avevano vinto, il 2019 mi lasciava in bocca il gusto della vittoria, un’altra battaglia era stata vinta, potevo vincerne altre. Ho attraversato gennaio con la serenità e la spensieratezza di una giovane donna, piena di sogni e di desideri ben chiari da realizzare, il più vicino era, di sicuro, organizzare il prossimo viaggio fuori Europa. Avrebbe vinto il mio lui che desiderava buttare ancora il suo zaino in Asia? Avrei vinto io con la mia voglia per Cuba? Nel mentre, tra un gin tonic e l’altro, da li a un mese avrei rivisto Barcellona ma, questa volta, con mia comare, un altro viaggio con lei in Spagna, perché c’è sempre bisogno di uno spazio nuovo, diverso e nostro. I pensieri dopo Gennaio iniziano a farsi confusi e un po monotoni. Barcellona l’abbiamo vista, ma già con lo spettro del Covid, i cinesi, Whuan, ci veniva ancora da sorridere e ridere, la nostra forza in fin dei conti, è proprio saper cogliere il lato positivo delle cose, la positività ancora nel 2019 non aveva un’accezione negativa. È arrivato marzo, uno dei miei fratelli era appena rientrato in Sardegna, lo abbiamo preso in giro dicendogli che sicuramente sarebbe rimasto incastrato qua, non sapevo ancora che ci stavamo vedendo lungo.
A marzo abbiamo dovuto fare tutti i conti con il primo Lock, down, stava succedendo davvero?
Davvero qualcuno e qualcosa potevano privarci della nostra libertà? Ci stavano davvero mettendo le manette?
Il 70% delle persone che conosco si è trovato dall’oggi al domani in cassaintegrazione o disoccupazione, chiusi dentro mini appartamenti, a condividere lo spazio h 24 con i propri conviventi o a guardare il muro per settimane, mesi, in totale solitudine. Ricordo gli interventi di Giuseppe in tv, ricordo che da quel momento non ho più sentito parlare d’altro. Il covid 19 è entrato nelle nostre menti, nelle nostre vite, nelle nostre case, nei nostri legami, nelle nostre famiglie, rivoluzionando in negativo ogni aspetto della nostra vita. Non ricordo quante settimane sono passate tra il soggiorno e la camera, tra smart working e videochiamate, non ho visto i miei genitori per mesi, non vedo mio fratello da quel viaggio in Asia, il tempo è passato e io non riesco a ricordare cosa sia successo. Mi domando chi mi restituirà quel tempo? Scuoto la testa, non è colpa di nessuno mi dico, ma più passano ormai gli anni, più io inizio a non darmi più ragione. Ho passato gli ultimi due anni della mia vita a parlare e vivere in funzione del covid, mascherine, distanziamento, chiusure, limiti, coprifuoco. Mi hanno raccontato che dovevamo stare a casa oggi, lontani, per stare più vicini domani, eppure quel domani non hanno chiarito di quale anno sarebbe stato. Oggi è il 31 dicembre 2021, sono le 22.38, io sono a casa, indosso una mascherina, sorseggio un gin tonic, scrivo per non impazzire, scrivo per sfogare, scrivo pensando che se anche non ho mai pagato uno psicologo, sicuramente avrei preferito avere un bonus per lui piuttosto che per una zanzariera, mi domando quale dei politici che sta in Parlamento abbia amicizie con le aziende produttrici di zanzariere, a tutto avrei pensato, ma alle zanzariere no!
Guardo il mio compagno, seduto nella stanza accanto alla mia, non posso abbracciarlo da giorni, non posso condividere niente con lui che non comprenda una distanza e una mascherina, sono stanca e amareggiata, in realtà lo guardo e sorrido, siamo ancora qua, nonostante le nostre ali spezzate da marzo del 2020, nonostante le catene, nonostante le difficoltà. Stiamo, per scelta, cercando di vivere nella nostra isola paradiso, nella nostra isola lager, stiamo forse scegliendo di sopravvivere per certi versi, ma stiamo scegliendo di stare qua, insieme, eppure c’è qualcuno che sta scegliendo di non farci vivere. Penso a quando non era colpa di nessuno, pandemia, chi se lo aspettava? Penso ai militari a Codogno, penso ai medici in corsia, penso alle nonne che io non ho più e a quelle che sono chiuse nelle RSA, penso a tutti quei figli e nipoti che non possono abbracciarle, penso a tutti quegli abbraccia negati, quelle gabbie invisibili che ci stanno bloccando. Penso a quel giorno in cui una commessa non mi ha fatto entrare in un negozio perché non indossavo i guanti, ho provato a spiegarle che non aveva senso la sua richiesta, usare i guanti per guidare, aprire le porte, toccarmi il viso e poi entrare nel negozio in cui lavorava non l’avrebbe tutelata da virus, avrebbe avuto più senso farmi igienizzare le mani, con o senza guanti, niente era stata irremovibile, è finita che ho dovuto acquistare un paio di guanti gialli per fare le pulizie, e vagare per il negozio con indosso questi guanti, il demonio in corpo, tornare a casa e prendere una delle sbronze più ricordabili della mia vita. Era la prima volta che uscivo dopo due fottute settimane passate a casa in smart working. Non credo di essere più rientrata in quel negozio in questi due anni, in realtà non ero risentita con la commessa, ero risentita con il mondo, probabilmente uno stolto aveva scritto una ordinanza regionale confusa o sbagliata e il mondo intorno a me non riusciva a usare il buon senso, siamo veramente così pecore?
Continuo a non voler dare la risposta a questa domanda, sarebbe troppo deludente. Il 2021 a differenza del 2020 è stato caratterizzato dal dibattito tra pro vax e no vax, un dibattito ancora in corso, una guerra tra poveri, uno scontro tra capre, una conversazione tra sordi, un flusso di informazioni errate, distorte, parziali. Colpa dei no vax? Non credo, la loro unica colpa è, semmai, quella di non essere consci di non sapere, ogni loro obiezione potrebbe essere sensata se supportata con informazioni giuste, purtroppo ogni persona no vax che ho conosciuto ha difficoltà a leggere un articolo per intero senza fermarsi al titolo, quindi diventano poco credibili. I pro vax hanno per la maggior parte lo stesso problema ma almeno si affidano alla scienza, che per il momento, al 31 12 2021 ha dimostrato di averci salvato il culo in più occasioni. Continuo a domandarmi per quale motivo possa ancora esserci tale dibattito in corso, continuo a chiedermi perché i pro vax credano veramente che ad oggi siamo ancora incasinati per colpa dei no vax, al mondo, se non sbaglio, siamo 7 miliardi circa, di cui vaccinati credo pochissimi, la maggior parte non per posizioni no vax ma perché non ha accesso ai vaccini, per cui, credete veramente che se questi 8 milioni di stronzi in Italia si vacinassero i vostri problemi sarebbero finiti? In un discorso lunghissimo, che potrebbe permettermi di scrivere tante pagine quante sono sufficienti per scrivere un libro ( quello che ancora non sono riuscita a comporre) la colpa peggiore va ai detentori del 4° potere, i giornalisti. Nella percentuale del 90% incapaci di fare il loro lavoro, pronti a copiare e riportate notizie senza mai fare un lavoro di indagine e critica, se dobbiamo prendere per oro colato tutto quello che prima ci diceva Peppino e ora Mariolino, e nel mentre i vari Crisanti, Bassetti e tutta la band, beh signori non abbiamo bisogno della vostra figura professionale, basta una storia su Ig, o un post su fb. Se volete sopravvivere è il caso di iniziare ad imparare il mestiere e a tornare ad essere il 4 ° potere, la situazione sembra quella di una lotta tra testate giornalistiche e influencer, ma avete sbagliato battaglia, non è su questi ultimi che dovete vincere.
Ho appena pensato che da questo momento in poi potrei scrivere parole a caso, acqua, fuoco, sigarette, cioccolatini vegani, porta, testa di ceramica, quanti saranno arrivati alla fine? Leggere non è cosa per tutti, prestare attenzione non è cosa per tutti, essere curiosi non è cosa per tutti.
In questo delirio di parole non riesco a giungere alla fine, ho troppe cose da dire, non possono bastare 30 minuti e, allora, vi dico quelle che mi vengono in mente ora, senza pensarci troppo.
Se credete nel vaccino, io sono vaccinata, spingete le vostre battaglie per renderlo obbligatorio per tutti, basta guerre tra pro e contro, basta richieste di lockdown personalizzati, basta scontri su questo argomento. Spingete per incrementare i finanziamenti nella sanità, sono passati due cazzo di anni e siamo ancora con gli stessi posti letto in terapia intensiva, siamo ancora senza tamponi gratuiti in giro per le città, siamo ancora senza reagenti, siamo ancora a chiedere favori agli amici per un tampone o una visita medica, siamo ancora al punto in cui se vuoi un molecolare per tutelare chi ti sta intorno devi pagare dai 60 euro in su e se hai una famiglia sei fottuto oppure semplicemente devi fottere tu il sistema e gli altri e far finta di niente, perché quei soldi, per tutelare i fragili, non te li restituirà nessuno, nessuno ti ripagherà di quelle giornate in cui non hai lavorato, nessuno ti aiuterà.
Siamo ancora al punto in cui un tampone rapido che costa meno di 2 euro in Italia viene venduto a 15 e per averlo devi immolarti a restituire favori.
Comunque queste righe non potrebbero vedere la luce a capodanno se non facessi anche una lista dei desideri che, tra le altre cose (non posso certo svelarle tutte), comprende:
Passare più tempo con i miei genitori e la mia famiglia in generale, perché mi sembra sempre troppo poco. Passare con loro del tempo di qualità e spronarli a fare con me delle nuove esperienze da ricordare.
Aiutare me e la terra, muovermi nel mio piccolo modificando di più le mie azioni e le mie abitudini per dare un contributo maggiore alla lotta contro l’inquinamento. Sarà una goccia nel mare, ma meglio che un deserto arido. Oggi ho visto un programma che parlava dei giardini verticali nelle città e dell’importanza di piantare in tutti i nostri balconi delle piante per impollinatori, perché diciamolo chiaramente, senza le api, 1/3 della nostra alimentazione non ci sarà più.
Riprovare per l’ennesima volta ad approcciarmi al veganismo, per me, per gli animali, per il mondo, per le nuove generazioni e, in realtà, per Helena che me lo chiede da anni e continua ad aver voglia di bombardarmi di informazioni per farmi arrivare da sola a questa scelta.
Migliorarmi, crescere, invecchiare bene, invecchiare con le mie persone, quelle che non hanno bisogno di essere nominate.
Fare il primo viaggio con mio figlioccio e continuare a cercare di essere per lui, per Gloria, Chiara, Bea e per il piccolo G. che sta arrivando, una guida, una spalla, una certezza, ma anche una fonte di riflessione, una voce che motiva e sprona ad essere migliori, a dare il massimo e ad impegnarsi per essere meglio di come sono io. Di come siamo tutti noi.
Continuare ad essere la zia, l’amica, la cugina, la persona, la compagna, la figlia, la nipote, la sorella che voglio essere.
Discutere con il mio compagno sulla scelta tra Asia e America, trovarmi ancora una volta sopra un letto a mezzanotte e scoprire di avere un biglietto aereo da li a 5 giorni per Bangkok o per l’Havana o per chissà dove.
Passare ancora le vacanze con le mie amiche e vivere in ciabatte per tutto il tempo possibile, inebriata dal profumo dei ginepri, dei pini e cullata dalle onde del mare.
E poi ho tanti altri desideri ma.. non tutti possono essere raccontati.
Sorseggio l'ennesimo gin & tonic, non rileggo queste righe piene di errori e vi auguro buon 2022.
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