Tutti i grandi sono stati piccoli, ma pochi di essi se lo ricordano.

Dopo la Bibbia e il Corano è il libro più tradotto al mondo. Si calcolano ad oggi circa 200 milioni di copie vendute. Io ho atteso il 2018 per poterlo finalmente far traslocare dalla lista dei libri da leggere a quella dei libri letti. 
Il protagonista è un bambino misterioso, proveniente da un piccolissimo asteroide chiamato B612: «[…] se vi ho rivelato il suo numero, è proprio per i grandi che amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: qual’è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle? Ma vi domandano: che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre? Allora soltanto credono di conoscerlo». 
Arrivato nel deserto del Sahara il bambino incontra un pilota che sta tentando di aggiustare il suo aereo, i due iniziano a parlare e diventano amici. Il bambino racconta all’adulto, che altro non è che l’autore dell’opera, tutte le peripezie che ha affrontato nel viaggio che lo ha condotto fino al pianeta terra; attraversa vari pianeti in ognuno dei quali si scontra con la cecità degli adulti vista con gli occhi di un bambino. I difetti, le assurde bizzarie e le credenze dei grandi sono raccontate in queste pagine con estrema semplicità e bontà. È infatti al Piccolo Principe che viene affidato il compito di raccontare come gli uomini nel loro passaggio da bambini ad adulti perdano la capacità di apprezzare le cose belle della vita. 
«Tutti i grandi sono stati piccoli, ma pochi di essi se lo ricordano». 
L’amicizia, la ricerca del potere mediante l’autorità e il bisogno di comandare per esistere, il narcisismo, i vizi che travolgono l’uomo, la frenesia che spinge ad accumulare cose e a risparmiare tempo da spendere per altre inutili cose, questi sono i temi che attraverso il suo viaggio il Piccolo Principe ci racconta. 
Antoine de Saint-Exupéry lascia ai suoi posteri un piccolo tesoro autobiografico universale, adatto ai più piccoli e valido sempre per i più grandi, capace di superare indenne 75 anni di storia (era il 6 aprile del 1943 quando fu pubblicato per la prima volta). Esattamente come il narratore egli era un pilota di professione ed ebbe realmente una grave avaria nel 1935 nel deserto del Sahara dalla quale si salvò miracolosamente grazie agli indigeni quando era ormai quasi morto di sete. Il Piccolo Principe è un’altra parte di se stesso probabilmente di quando aveva quell’età in cui gli adulti scoraggiarono la sua vocazione per il disegno: un cappello invece del suo boa che aveva ingoiato un elefante intero. Ma l’ex bambino aveva sempre conservato quel disegno per non dimenticare a che punto la mancanza di immaginazione degli adulti potesse essere grande e scoraggiante.
Quando un'opera è considerata a livello mondiale un capolavoro, fare qualcosa di diverso dal tesserne le lodi sembra impensabile. Ammetto che mi sono approcciata a queste 125 pagine carica di aspettative, data la sua fama, e forse è per questo che ho chiuso l'ultima pagina con un po di amaro in bocca. Mi aspettavo di più? O semplicemente, come mi è stato suggerito, sono troppo "adulta"? Non so darmi una risposta. Forse lo rileggerò una seconda volta e lo apprezzerò in maniera diversa, o forse non lo rileggerò mai. Non riesco a pensare alla mia "top books list" con in cima Il piccolo Principe ma ciò non toglie che difficilmente potrò non considerare positivamente una fiaba reale carica di valori positivi e poetici. 
Per imparare il significato più amorevole di “addomesticare”, per riappropriarsi  della saggezza persa per strada, per riscoprire il valore dell’amicizia e per imparare il vero significato del tempo, per comprendere cosa rappresentano “addio” e “arrivederci”, per tutto questo e per tutte le assonanze che troverete tra questo libro e la vostra vita, il Piccolo Principe deve essere letto. 
«Addio», disse la volpe. «Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi […] è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante».

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