Come non morire: Il ruolo della dieta nella prevenzione, arresto e cura dei nostri principali killer.


Le verdure fanno bene e tutti lo sanno. Ma se qualcuno venisse a dirvi che una dieta a base di prodotti integrali e di origine vegetale è in grado di invertire il decorso di alcune malattie ed anche di prevenirle, non vi verrebbe forse in mente di approfondire l’argomento? 
“Frances Greger, di North Miami, Florida, è arrivata a Santa Barbara in sedia a rotelle per uno dei primi cicli di terapia. La signora soffriva di angina ed era claudicante; le sue condizioni di salute erano così gravi da non permetterle più di camminare senza provare forti dolori al petto e alle gambe. Nel giro di tre settimane, però, non solo non ha più avuto bisogno della sedia a rotelle, ma percorreva a piedi 16 km al giorno”. Queste le parole che utilizza Nathan Pritikin un pioniere della medicina orientata alla modifica dello stile di vita e del regime alimentare, diventato famoso per essere riuscito a far regredire le patologie cardiache terminali.
Il principale fattore di morte nel mondo occidentale sono le malattie cardiovascolari. Numerosi studi si sono concentrati sul perché in alcune zone come per esempio l’Asia, le malattie cardiovascolari siano molto meno incidenti che in altre come America o Europa. Si è cosi scoperto che il diverso tipo di alimentazione ha un’incidenza fondamentale in queste patologie. Nel 1990 The Lancet ha pubblicato i risultati degli studi del Dottor Dean Ornish che dimostravano come il decorso clinico della cardiopatia potesse realisticamente essere invertito senza ricorrere a farmaci. In linea generale queste patologie venivano e vengono trattate con medicinali e interventi chirurgici (by-pass o angioplastica). Gli studi del dottor Ornish hanno dimostrato che una dieta efficace, associata con altre modifiche dello stile di vita, può essere responsabile di una regressione clinica della cardiopatia. Lo studioso selezionò pazienti portatori di placche visualizzabili attraverso angiografia e li divise in due gruppi. Un gruppo ricevette il trattamento standard prescritto dai medici ai soggetti cardiopatici. l’altro gruppo incominciò a seguire una dieta vegetariana nella quale meno del 10%  delle calorie totali era fornito da grassi. Al secondo gruppo fu inoltre richiesto di iniziare un programma di esercizio fisico moderato e fu insegnato a gestire lo stress attraverso semplici tecniche. Dopo un anno i risultati furono che l’82%  del gruppo che aveva seguito il programma del dottor Ornish aveva drasticamente ridotto il livello del colesterolo plasmatico, inoltre si registrò un’inversione quantificabile delle ostruzioni arteriose coronariche. Le placche insomma, iniziarono a dissolversi senza bisogno di farmaci o interventi chirurgici. 
NutritionFacts.org è un sito gestito dal Dottor Michael Greger nel quale si trovano informazioni, articoli, video relativi appunto agli studi scientifici pubblicati sulla nutrizione. Medico e membro dell’American College of Medicine Lifestyle, Greger ha come obiettivo quello di informare ed educare le persone, le quali sono inconsapevoli del potere che hanno nell’influenzare il destino della loro salute e longevità. “La stragrande maggioranza delle morti premature si potrebbe evitare con una dieta più sana e piccole correzioni nello stile di vita occidentale”. Tra le risorse pubblicate nel sito, è interessante lo studio sugli effetti della nutrizione nella prevenzione degli ictus ossia della seconda causa di morte mondiale. Nello specifico un aumento di fibre di soli 7 grammi al giorno può determinare una riduzione del 7% del rischio di ictus. Se volessimo parlare di prevenzione, invece che di riduzione del rischio di ictus, i grammi di fibra solubile da incorporare dovrebbe passare da 7 a 25 al giorno e quelli di fibra insolubile dovrebbero diventare 47. Altre informazioni interessanti sono quelle relative agli effetti della nutrizione sul diabete, la settima causa di morte e l’ottava principale causa di perdita della salute. Il dottor Greger ci racconta  infatti dello studio degli anni Novanta intitolato Regression of Diabetic Neuropathy with Total Vegetarian (Vegan) Diet (Regressione della neuropatia diabetica con una dieta vegetariana totale).  21 soggetti diabetici affetti da anni da neuropatia furono sottoposti ad una alimentazione basata su cibi integrali e vegetali, anni e anni di sofferenze e poi, in pochi giorni, il sollievo totale dal dolore in 17 pazienti su 21. Gli effetti collaterali furono tutti positivi: perdita di chili, miglioramento dei livelli di zucchero nel sangue, bisogno di insulina diminuito nella metà dei soggetti, e addirittura 5 pazienti guarirono totalmente dal diabete. Prevenzione primaria, questa dovrebbe essere la parola d’ordine. 
Le diete basate sui vegetali sono sicure e poco costose per cui, perché non provarle prima di ricorrere al farmaco come ultima soluzione? Nel 1903, Thomas Edison affermò che “i medici del futuro non somministreranno farmaci, ma insegneranno ai pazienti come curare il proprio organismo con la dieta e la prevenzione delle malattie”. La previsione di Edison non si è avverata, ma noi siamo sempre in tempo per iniziare a modificare il nostro regime alimentare e il nostro stile di vita con abitudini che, nella peggiore delle ipotesi, potranno solo far bene al nostro corpo. 

P.S. Su YouTube potete visionare numerosi video delle conferenze tenute dal dottor Greger (molti sono provvisti di sottotitoli in italiano). Tra i tanti ve ne suggerisco due: How Not To Die: The Role of Diet in Preventing, Arresting, and Reversing Our Top 15 Killers e From Table to Able: Combating Disabling Diseases with Food e in aggiunta, o in alternativa, potete andare a leggere il libro How Not To Die: The Role of Diet in Preventing, Arresting, and Reversing Our Top 15 Killers uscito in Italia con il titolo "Sei quel che mangi. Il cibo che salva la vita".  

N.B. Chi scrive questo articolo non è un medico, non è vegetariano, non è vegano, mangia carne e pesce, apprezza la cucina e scrive per tentare di accendere un faro su principi alimentari che troppo poco, per non dire nulla, vengono sponsorizzati dai medici, a partire da quelli di base. Se un medico consiglia come prima e unica cura ad un paziente diabetico, o con arterie ostruite, quella che lo porterà verso la farmacia più vicina, invece che una corretta informazione sui benefici di un corretto regime alimentare, non è forse il caso di porsi qualche domanda? Non si discute in questa sede di utilità o meno dei medicinali, anche perché non se ne avrebbero le competenze, ma semplicemente ci si domanda sul perché la cura e il rispetto verso quella macchina che ci tiene in vita, chiamata corpo umano, non sia la base da cui qualunque medico, e di riflesso qualunque paziente, dovrebbe partire.  

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