Ci sono cose che non andrebbero fatte, nemmeno "per tutto l'oro del mondo".



“Per tutto l’oro del mondo” di Massimo Carlotto

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Ed eccoci alla seconda recensione di un’opera di Carlotto. La storia inizia con due ambientazioni; un locale notturno nel quale Buratti va ad ascoltare Cora, un’infermiera che di notte si esibisce cantando Jazz, e una rapina a casa Oddo terminata, o forse iniziata, con l’omicidio di due persone qualche anno prima. Per tutto l’oro del mondo si sviluppa raccontando le indagini che Buratti, Max La Memoria e Beniamino Rossini, condurranno per giungere a scoprire l’autore, o gli autori, dei due omicidi.
Il libro può essere letto in più modi. Uno è quello di limitarsi all’indagine condotta da Marco Buratti, quindi seguire le vicende di una tragedia (una rapina in villa che porta alla morte del suo proprietario e della sua domestica, quest’ultima morirà dopo aver subito molte violenze) accompagnando il personaggio nell’indagine non ufficiale. Siate certi che passerete qualche ora piacevole in compagnia di questo libro che può, sotto quest’ottica, essere considerato un giallo.
Poi c’è un secondo modo, quello di leggere la realtà che si nasconde dietro la finzione narrativa. Da questo punto di vista Carlotto decide, questa volta, di affrontare il tema delle rapine nelle ville, toccando sentimenti di paura, violenza, avidità e vendetta affrontando problemi quali furti, rapine, immigrazione, razzismo, ricettazione e possesso di armi.
Terrore e brutali violenze. L’assalto a casa Oddo era annoverato tra i più spietati di un lungo elenco di tragedie. E per gli sbirri non era mai facile risalire agli autori. Il Nordest era terra di confine e le bande attaccavano e si ritiravano con grande facilità.
Il disprezzo per la vita umana di questa nuova criminalità globalizzata metteva i brividi. Del resto rispecchiava le logiche che dominavano il mondo. E non c’era il minimo segnale che le cose potessero migliorare.”
Lo scrittore padovano dà voce alla pancia delle persone raccontando i sentimenti di paura e la corsa agli armamenti per dare sfogo alla voglia di vendetta, per avere giustizia. Si giustizia, perché in tutte le sue storie il filo conduttore è la concezione personale che ognuno ha di questo valore. Una ricerca di giustizia che spinge le persone definite regolari a trasformasi in irregolari, in carnefici assetati di sangue. Ma la verità è che ci sono cose che non andrebbero fatte nemmeno “per tutto l’oro del mondo”.
Con sguardo disincantato sulla realtà politica e sociale del paese, Carlotto ci fa addentrare nelle strade del crimine del nord est, ambientazione ricorrente nelle sue storie, ragionando a voce alta sulla politica che cerca voti facendo leva sulla paura e sull’idea di sicurezza.
Era domenica e in Grecia il popolo decideva con un referendum il proprio futuro economico. Il resto d’Europa applaudiva la democrazia, con il fucile puntato.
Ma non solo sentimenti negativi. Infatti, aiutando il giovane Sergio, orfano della domestica torturata, il romanzo lascia traccia di sentimenti positivi quali, solidarietà, aiuto, generosità e lealtà. Verrebbe da pensare che la parola speranza esista nel vocabolario dell’alligatore, ma in realtà ogni storia, questa non fa eccezione, termina con l’incipit di una nuovo crimine che sta per essere commesso.
Da segnalare che anche in questo libro Carlotto continua il percorso musicale legato al blues e al jazz, intrapreso ormai vent’anni fa.
[…] il blues sopravviveva a tutto. Le mode passavano ma la musica del diavolo continuava a essere suonata ovunque e da grandi musicisti.”
Lo scrittore stesso, a proposito della colonna sonora dei suoi libri, racconta che è solito farsi preparare, dal Blue-Jay torinese Edoardo Catfish Fassio, compilation di cento brani da ascoltare durante la stesura dei romanzi riportando all’interno del libro quelli che preferisce.
Rispetto a “la banda degli amanti” mi sento di poter dare una stellina in più, è un noir piacevole da leggere, anche se ancora Carlotto non è tornato a dare il meglio di sé. La capacità dell’autore sta comunque nel riuscire ad allietare qualche ora e al contempo far riflettere su tematiche importanti, lasciando qualcosa al lettore. Sta poi ad ognuno di noi decidere se far germogliare quel qualcosa. Attendo fiduciosa di leggere “Il Turista”.

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