In viaggio verso Kobane sopra “nuvole parlanti”

“Kobane Calling” di Zerocalcare

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Sono sufficienti le prime dieci pagine per capire che lo leggerai  fino alla fine e senza interruzioni. Kobane Calling è un fumetto,  anzi è un reportage, no è una storia, insomma qualunque cosa  sia di sicuro è ben fatto, piacevole ed interessante.
 Era già da qualche mese che questo testo prendeva polvere  sulla cassettiera di camera; avuto in prestito da una persona a  me cara che vantandolo e garantendomi che non me ne sarei  pentita, mi incitava ogni tre per due a iniziarlo. Ero molto  scettica, l’idea di leggerlo non mi allettava parecchio vista la  mia naturale (e aggiungerei stupida) propensione ad associare il  termine fumetto con “Diabolik” o “Dylan dog”, a me non  troppo congeniali (solo “Topolino” ha saputo scalfire il mio  cuore).


Una qualunque domenica di ottobre, decido che è arrivato il momento di leggere Kobane Calling, prima di aprirlo faccio una breve ricerca su google, leggo velocemente qualche recensione, tutte positive, visito la pagina Wikipedia dedicata a Zerocalcare, perché ammetto che non sapevo praticamente niente di questo ragazzo, poi faccio una toccata e fuga su www.zerocalcare.itMi era capitato qua e là di leggere ogni tanto stralci di suoi fumetti, ma niente che ricordassi e che mi fosse rimasto particolarmente impresso. In breve Zerocalcare è lo pseudonimo di Michele Rech, romano d’adozione, classe 1983; attivo nel mondo della fumettistica da circa dieci anni, noto prevalentemente per raccontare storie ambientate nel quartiere romano di Rebibbia.
Kobane Calling (ho passato due giorni a correggermi perché lo chiamavo London Calling, capirete facilmente il perché), racconta due viaggi effettuati da Zerocalcare al fine di vedere con i propri occhi la Rojava, ossia la zona al nord della Siria dove si combatte la guerra contro l’Isis. Il titolo fa pensare che sia ambientato esclusivamente a Kobane, ma è un po' fuorviante dal momento che la storia si svolge in un territorio molto più vasto, al confine tra Siria, Turchia e Iraq.
  La resistenza curda, l’esperimento del confederalismo democratico e lo statuto della Rojava che il popola chiama Carta dell’autogoverno, l’emancipazione femminile e il ruolo della donna nella lotta, i luoghi e le modalità di addestramento del PKK, i campi profughi, l’ambiguità del ruolo dello stato turco nella guerra, sono questi gli elementi centrali della storia. Piccole pillole di una parte di verità alla maggior parte delle persone sconosciuta, un modo interessante per informare e suscitare curiosità, su un tema importante, scomodo, impegnativo.
Il merito dell’autore è sicuramente quello di riuscire a trasportare il lettore con facilità ed umorismo in una realtà che di comico ha ben poco. Descrive, racconta, scherza, fornisce spunti di riflessione, fa vedere attraverso i suoi occhi, fa sentire i suoi timori, i suoi dubbi, le sue ansie, fa respirare i profumi di una terra che sembra più lontana di quel che in realtà è. A mio avviso il lavoro è reso speciale dalla semplicità e dalla sincerità che ogni tavola, con le sue rappresentazioni e le sue parole, esprime.
Credo che difficilmente troverete recensioni negative su questo diario di viaggio.
Leggetelo!

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