La geisha è un'artista del mondo, che fluttua, danza, canta, vi intrattiene. Il resto è ombra. Il resto è segreto.
"Memorie di una Geisha" di Arthur Golden
Tempo di lettura: 4 minuti
Immaginate
un villaggio di pescatori a Yoroido, in Giappone, nella prima metà
del Novecento; immaginate una famiglia composta da due giovani
sorelle, una madre in fin di vita a causa di una grave malattia e un
anziano padre pescatore; immaginate questa famiglia vivere in “una
catapecchia che avevo ribattezzato la casa ubriaca perché ha
l'aspetto di un vecchio sbronzo appoggiato a una stampella”.
Pensate ad un padre cosi povero, affranto e disilluso, che decide di
vendere le sue figlie le quali da un giorno all'altro, ignare del
loro destino, si ritroveranno a Kyoto, separate e comprate, una per
diventare geisha e l'altra per diventare una comune prostituta. Ora
visualizzate una di queste due bimbe, Chiyo, con gli occhi quasi
grigi, così particolari da averle permesso, insieme ad altre sue
doti, di distinguersi in mezzo a tante e diventare una delle geishe
più ricercate del Giappone.
Chi
sono le geishe? Cosa fanno quelle figure vestite con il kimono, i
capelli raccolti, il volto bianco latte e le labbra rosso fuoco? Cosa
rappresentano nel mondo orientale quelle donne circondate da un aura
di mistero? Con questo libro, seguendo le fasi della vita di Sayuri
Nitta (nome da geisha che prenderà Chiyo dal suo arrivo a Kyoto), lo
scrittore statunitense cerca di rispondere a questi interrogativi,
unendo e confondendo storia, fantasia, racconto ma soprattutto
memorie, quelle di Mineko Iwasaki.
Sono
passati quasi vent'anni dalla pubblicazione di questo libro (1997) ma
è doveroso precisare, per chi non lo sapesse, che la geiko
(geisha nel dialetto di Kyoto) la quale ha permesso la nascita di
questo romanzo, ossia colei che per diciotto lunghi mesi ha passato
interi pomeriggi a raccontare la sua vita allo scrittore, non ha poi
riconosciuto quest'opera come veritiera e corrispondente in tutto
alla realtà dei fatti da lei narrati. La geisha Mineko Iwasaki aveva
infatti pattuito con Golden che il libro sarebbe dovuto essere
pubblicato solo a seguito della morte della donna e di buona parte
degli uomini che avevano avuto un ruolo importante nella sua vita.
Parola non mantenuta da Golden il quale si è quindi trovato
coinvolto in una querelle giudiziaria finita con un rimborso (di cui
non è stata resa pubblica la cifra) nei confronti della geisha e poi
nella pubblicazione di un libro da parte di quest'ultima (Storie
proibite di una Geisha. Una storia vera).
Tralasciando
la vicenda giudiziaria e mettendo da parte le critiche rivolte a
Golden, il quale secondo Mineko Iwasaki, e non solo, avrebbe
descritto le geishe come prostitute anziché come artiste, abbiamo
tra le mani un'opera sicuramente ben scritta, che si lascia leggere
scorrevolmente e avidamente, narrando sentimenti contrastanti,
vicende della vita difficili da digerire, ma sopratutto un mondo
assolutamente estraneo e affascinante come è quello delle “figlie
delle arti” (traduzione di geiko). La dura vita delle maiko,
ossia le apprendiste geishe, la fatica, la preparazione fornita dalla
scuola per apprendere le arti, l'abbigliamento, il trucco, l'arte del
versare il tè ed il significato del rito, le questioni economiche
con le okiya (residenze nelle quali le geishe rimangono
durante la loro formazione e fino a che non hanno saldato tutti i
debiti contratti), tutto è narrato con dovizia di particolari, così
come non c'è avidità nel descrivere i luoghi della storia, dalla
piccola e povera Yoroido, alla grande Kyoto, ma soprattutto il
quartiere di Gion, noto ancora oggi per essere uno dei più rinomati
quartieri di geishe.
Lo
stile di Golden riesce ad essere interessante, intrigante, preciso al
punto di riuscire a far credere al lettore di poter vedere tutto con
gli occhi grigi di Sayuri. È insomma uno di quei libri da far
rientrare nella lista delle opere da leggere tutte d'un fiato.
P.S.
Quando avrete terminato la lettura e sarete riemersi dal sogno
potreste pensare di prestare attenzione anche all'omonimo film tratto
dal libro, vincitore di ben tre premi Oscar (fotografia, scenografia
e costume).
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